Supply Chain: perché la gestione del rischio è fondamentale

Quando parliamo di rischio nella supply chain intendiamo quell’incertezza legata alla realizzazione di un evento che potrebbe interessare singoli o più partner all’interno della filiera produttiva, e che potrebbe condizionare il raggiungimento degli obiettivi di business.

Anche se i concetti della gestione del rischio e delle sue tematiche sono ormai noti da parecchi anni, molto spesso vengono citati solo in merito all’area finanziaria o della sicurezza delle persone e degli impianti. Al contrario, oggigiorno la parte più critica per un’azienda è costituita proprio dalla sua Supply Chain.

Sì, perché una Supply Chain come quella moderna, sviluppata su più livelli, prevede la collaborazione di una grande quantità di fornitori. Per questo, spiacevoli interruzioni o imprevisti vari nelle filiere produttive si traducono presto in importanti danni economici per le aziende del settore. Se poi pensiamo alla pandemia, è chiaro che la logistica diventa ancor più imprescindibile per piccole, medie e grandi realtà aziendali.

Come salvaguardare dunque la filiera produttiva? Come attuare la miglior gestione del rischio nella Supply Chain?

Ecco che oggi parliamo di Supply Chain Risk Management.

Corsia del magazzino logistico

Cos’è il Supply Chain Risk Management?

Il Supply Chain Risk Management, ovvero la Gestione del rischio nella Supply Chain, non è altro che quell’insieme di strategie, tecnologie e processi utili a ridurre al minimo i rischi legati alla filiera produttiva, garantendone così la continuità e affidabilità.

D’altro canto, che siano più o meno prevedibili, è bene che ogni azienda sia sempre pronta ad affrontare qualsiasi tipo di rischio, attuando tutto il necessario per affrontare la crisi senza perdite rilevanti e/o addirittura fallimenti. Non a caso, già un sondaggio condotto da Deloitte, risalente al 2016, sottolineò come, in condizioni normali, l’85% delle supply chain globali tendono a subire almeno un’interruzione durante l’arco della loro esistenza. Un trend che oggi, nel 2022, tra pandemie e drastici cambiamenti climatici, si prepara ad aumentare senza prevedere ancora una possibile sosta in merito.

Vediamo insieme quali posso essere i diversi tipi di rischi.

I Rischi Conosciuti e i Rischi Sconosciuti

 Iniziamo a suddividere le due categorie. Quando ci riferiamo ai rischi conosciuti, intendiamo quegli eventi pressoché prevedibili e comuni. Nel nostro settore logistico, ad esempio, pensiamo a problemi quali ritardi delle consegne, modifiche nei costi delle materie prime o cessazioni dei fornitori.

Tutti rischi per l’azienda che, grazie ad un’attenta analisi e conoscenza del mercato, non solo possono essere previsti con una certa efficacia, ma anche divisi in modo sistematico in categorie di rischio alle quali collegare delle proposte d’azione ideali.

Gli esempi più diffusi a livello regionale, per quanto riguarda l’analisi del rischio nella logistica sono:

  • Gli ingorghi che si creano nelle strade più trafficate e frequentate;
  • Le condizioni meteo.

Ecco che il giusto modo per procedere è dunque fissato da una regola ben precisa: se la situazione è A, la soluzione sarà B. È per questo motivo che i rischi conosciuti vengono analizzati abitualmente, considerando l’alta probabilità, in questo caso specifico, di trovarsi di fronte a problemi nelle strade o semplicemente problemi climatici. In ogni caso, vale sempre il principio per cui un’amministrazione attiva riduce i rischi.

Supply Chain e il Controllo delle scaffalature

Supply Chain e i rischi sconosciuti

Invece, quando ci si riferisce ai rischi sconosciuti, si intendono quegli eventi che non sono facili da prevedere, ad esempio le catastrofi naturali, disordini politici improvvisi o – ahi noi – pandemie mondiali come quella da Covid-19.

Per tutti gli scenari elencati, la gestione del rischio nella Supply Chain si suddivide in quattro fasi:

  • Identificazione
  • Valutazione
  • Controllo
  • Monitoraggio

Tutti i rischi dovrebbero essere documentati in ogni fase della supply chain, per stare sempre un passo avanti, avendo delle conclusioni e proposte d’azione concrete.

Quelli conosciuti, in particolare, dovrebbero prevedere delle strutture e delle preparazioni particolari. Per prima cosa, bisognerebbe sensibilizzare il personale per dar vita ad una cultura aziendale consapevole e preparata ad un futuro rischio. Magari attraverso una formazione costante delle risorse, unita allo studio di una solida struttura di controllo, l’analisi e la reportistica a cadenza regolare. I dipendenti, ad esempio, potrebbero ricevere un feedback positivo qualora palesassero apertamente eventuali possibili rischi presenti nella catena produttiva.

Inoltre, in azienda sarà altrettanto importante creare una rete di comunicazione chiara e trasparente, così da assicurare che tutte le sezioni coinvolte conoscano quelli che sono gli effetti e i limiti di tolleranza del rischio all’interno dell’azienda stessa, così da trovare soluzioni quanto più rapide.

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