Alzi la mano chi ha mai sentito parlare di pallet pooling o euro pallet pool! Forse in italiano suona un po’ più famigliare: interscambio di pallet. Di cosa parliamo? In sostanza, l’idea di fondo è abbastanza semplice.
Una volta arrivati al punto di carico, il committente della spedizione consegna i pallet carichi di merce, mentre l’autotrasportatore gli restituisce lo stesso esatto numero di pallet vuoti.
Cosa può andare storto in questa semplice operazione? Proviamo a scoprirlo subito.
Il pallet, ormai fondamentale per il trasporto e lo stoccaggio merci, con i suoi 1,20 m di lunghezza e gli 80 cm di larghezza, può accumulare fino a 1,5 tonnellate di peso. Utilizzato negli ultimi anni per dar vita ad originali complementi d’arredo stile industrial, oggi è un’unità di carico sempre più affermata ed apprezzata nella logistica mondiale. In particolare, il modello più noto sembra essere ovviamente il pallet in legno. Parliamo dell’pallet standardizzato dalla EPAL, European Pallet Association, contraddistinto da degli speciali codici EUR e EPAL. Un modello che, nel mercato logistico globale, è disponibile in 3 versioni:
- Nuovo
- Come nuovo
- Usato, ma scambiabile
In questo senso, in base al loro stato, gli europallet possono essere riparati da aziende specifiche, autorizzate dall’EPAL, oppure tolti dal pool di scambio se troppo danneggiati.
Esistono delle alternative al legno?
Certamente. Basti pensare al cosiddetto Green pallet, ideato e prodotto da Gruppo Bayer con plastica completamente riciclata, a sua volta riciclabile al 100%. Incredibilmente duraturo e resistente, ha consentito alla multinazionale di rimpiazzare ben 50.000 europallet di legno con appena 5.000 green pallet, riducendo il numero di unità con un rapporto di 10 a 1.
Perché avviene l’interscambio di pallet?
La risposta è molto più semplice di quanto si pensa. Proviamo a ragionarci su.
Una certa azienda produce una specifica quantità di merce, da trasportare in un punto X ad un cliente Y. Di solito, questa merce verrà imballata su pallet europool, caricata nel semirimorchio del camion e trasportata su strada per un tot di ore/giorni.
Entrando nello specifico dell’esempio, quasi sempre avviene questo scenario.
Il camion vuoto, carico di pallet vuoti, arriva al punto di carico, nella rampa, per poi scambiare questi stessi pallet con la merce imballata proveniente dall’azienda. Subito dopo, l’autotrasportatore, nel momento che arriva a destinazione, scarica e consegna la merce in questione. In cambio, ritira lo stesso numero di pallet vuoti equivalenti a quelli appena consegnati.
A cosa serve tutto questo? A garantire che, lungo tutta la filiera logistica, ci sia sempre un numero sufficiente di unità di carico disponibili.
Ma c’è un ma. Questo passaggio di consegne, a priva vista relativamente semplice, può invece nascondere diverse insidie ed imprevisti a ciascun operatore logistico coinvolto. Dall’azienda produttrice all’autotrasportatore, dall’intera azienda di trasporto al destinatario della merce.
Ecco le 3 problematiche più comuni quando si parla di pallet pool o interscambio di pallet.
#1 Pallet pooling: Chi decide quale pallet è scambiabile?
Il primo problema è di tipo puramente qualitativo. Generalmente, quando il pallet viene scambiato, l’operazione viene registrata in un’apposita scheda, chiamata scheda pallet. In essa,
autotrasportatore e destinatario devono portare l’esatto numero di pallet scambiati. Nel dettaglio, solo quelli con i 3 stati citati prima possono essere interscambiati.
Ma la domanda è: chi stabilisce la qualità di un pallet?
Direttamente gli operatori coinvolti. Infatti, ciascun autista e destinatario ha voce in capitolo. Se il secondo rifiuta un pallet vuoto perché lo reputa estremamente danneggiato, ad esempio, lì iniziano i primi problemi di scambio. Lo stesso destinatario, a quel punto, può sollecitare l’autotrasportatore affinché, alla prossima consegna, gli fornisca un pallet in condizioni adeguate. Richiesta che dà vita ai cosiddetti debiti dei pallet.
#2 Quanti europallet è tenuto a consegnare l’autotrasportatore?
In questo secondo caso, invece, il problema è di natura quantitativa. Tutto nasce dal fatto che, molto spesso, l’autotrasportatore deve trasportare, oltre al suo carico, un certo numero di pallet vuoti. Non a caso, anche se sono tanti gli operatori che effettuano il pallet pooling, molti altri non lo fanno.
Così facendo, capita che un autista non abbia con sé pallet vuoti, dato che alla consegna precedente non gli sono stati dati. Cosa succede in questo caso? Di nuovo che si ha a che fare con i debiti di pallet per le consegne successive. In sostanza, l’autotrasportatore dovrà assicurarsi di consegnare i pallet mancanti, o del tutto assenti, in una seconda occasione. Tradotto: un bel inghippo per il prossimo trasporto.
#3 Pallet pooling: Quanti pallet può ritirare l’autotrasportatore?
In base a quanto prevede l’interscambio di pallet, l’autotrasportatore ritira le unità una volta consegnata la merce al destinatario. E fin qui tutto bene. Ma se il destinatario non dovesse dare il giusto numero di pallet – anche qualitativamente parlando – all’autotrasportatore?
Metti il caso che siano di numero inferiore, oppure alcuni non possono essere consegnati per scarsa qualità… Cosa succede?
In quel caso, andrà riportato tutto nella scheda pallet, per poi essere chiarito successivamente. Senza contare la possibilità di errori in fase di compilamento della scheda stessa, a causa dei tempi strettissimi sulla rampa, durante lo scambio.
Dunque, tiriamo un pochino le somme.
In generale, il pallet pooling, nonostante la sua facilità di esecuzione sulla carta, può presentare vari imprevisti poco pratici, in grado di complicare ulteriormente la catena logistica.
Ovviamente, attraverso la logistica 4.0, l’ideale sarebbe eliminare la scheda pallet cartacea, in favore di un software digitale automatizzato, meno soggetto ad errori di trascrizione in merito al tracciamento delle unità scambiate. Una piccola parte delle aziende logistiche già lo fa, ma ancora non è di certo abbastanza per abbracciare un futuro più efficiente e sicuro.